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#BookSoundtrack: Marcello Simoni

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MARCELLO_SIMONIIntrighi di palazzo, inseguimenti, omicidi, battaglie, tranelli, tradimenti e mistero. Nel mondo narrativo di Marcello Simoni, comacchiese, classe 1975, l’avventura e il colpo di scena, gli spazi claustrofobici e i paesaggi inquietanti sono di casa, come nella migliore tradizione del feuilleton. Il suo ultimo lavoro, L’isola dei monaci senza nome (Newton Compton) è entrato in classifica alla sua uscita, a metà luglio, e in autunno si attende il nuovo capitolo, il terzo, della saga del Mercante di libri maledetti, con le avventure legate al libro che ha il potere di evocare gli angeli. Storie ambientate nel passato, nel Medioevo, nel Rinascimento, o nel secolo dei lumi, come I sotterranei della cattedrale. Libri in cui la musica intesa come melodia o canzoni non c’è. Ma questo non vuol dire che Simoni non ne sia appassionato, o che non abbia ben chiaro cosa ascoltare con le sue storie, o che miscela possa essere la colonna sonora dei nostri giorni. Anzi.

È che «tendo a far più caso alla fluidità della scrittura, alla sua musicalità, e tralascio la musica come ambientazione o immaginario a cui attingere per metafore o similitudini», e solo in uno spinoff di I sotterranei della cattedrale la musica ha un ruolo narrativo. È il racconto Enigma del violino, uscito nell’antologia Estate in giallo, in cui Vitale Federici, già protagonista del romanzo, indaga sull’omicidio di un violinista a Roma. «È un omaggio a Il segno dei quattro di Arthur Conan Doyle, con una persona trovata morta in una stanza chiusa dall’interno. La musica, il suono del violino, diventano la voce del passato che vogliamo seppellire».

Ma Simoni il passato lo disseppellisce sempre nei suoi romanzi, che spesso nascono guidando, in automobile. «Metto su della musica e inizio a immaginare. Mi figuro le scene». Patito di heavy metal, chitarrista, «ascoltatore storico» di Metallica, Megadeth e Pantera, «quelle scene le vedo accompagnate da riff di chitarra e dalla batteria. Un po’ come la colonna sonora del film 300 di Zack Snyder e Frank Miller». Poi chiaro che ci sono momenti diversi nella storia, quindi servono accompagnamenti specifici: «per il Mercante, per le indagini del monaco penso a un sottofondo di canti gregoriani, litanie, preghiere con tappeti elettrici, un po’ alla Enigma, o alla Evanescence».

Consigli preziosi per i suoi lettori, visto che tutti i suoi libri sono anche in versione digitale, e anzi L’isola dei monaci senza nome è uscito prima a puntate come ebook, e poi è diventato cartaceo. E molti ereader danno la possibilità di ascoltare musica, leggendo. Più difficile, per Simoni, è definire il sound dei nostri tempi. La sua risposta è una miscela, un incontro di generi e sonorità, un ideale «collante tra presente e futuro» che dal caos generi un ordine. Una colonna sonora come auspicio: «un intreccio tra Dream Theater e il jazz di McLaughlin, qualche chitarra di disturbo alla Arto Lindsay e molto Frank Zappa, che con il suo ritmo fa venire in mente strade da percorrere». Verso un futuro migliore, allora.


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